Itinerario
immaginario con mielaio ibleo
Un luminoso pomeriggio ci sorprende, viandanti, nel
silenzio azzurro della Cava DIspica. Seguiamo
il mielaio che ci fa da guida tra le pietre erose della
cava. La valle silenziosa si anima al seguito del mielaio
che avanza con passo sicuro indicando i voli e il pascolo
degli sciami di api.
La spinosa "Spina
Janca" con le corolle filiformi bianco-rosate,
ricopre interi campi; qua e là tra le pietre, ritta
nella sua violacea infiorescenza si annida la ciocca;
la "varraina" dai fiori azzurri cede
il passo ai cardi che avanzano a macchie sempre più
dense. Il mandorlo è verde di foglie tenere e nuove
e le zagare odorose si avviano alla loro stagione fiorita.
Addentrandosi nel verde, in una esplosione di colori,
un filare di rigogliosi fichi dIndia ci guida
alla dimora rustica delle api.
La
casa delle api
Una
singolare "logghia" con il tetto coperto da
tegole grigie e macchiate di muschio ingiallito, protegge
le arnie, "i vasceddi", in legno
di ferula e abete, che sono sistemate in varie file.
I muri a secco alti due
metri, delimitano la superficie che contiene le cassette.
La linearità della costruzione è in armonia con il paesaggio
della cava, a testimoniare il naturale insediamento
rispettoso dellintegrità del luogo. Le arnie sono
sistemate allinterno di grotte naturali.
Il mielaio a pochi metri
dalle arnie, prepara laffumicatore (u pignatu),
un recipiente in rame dove bruciano erba secca, trucioli
di ferula, sterco. Le arnie vengono adagiate sulle pietre
dei muri a secco, mentre laffumicatore è in funzione,
il mielaio stacca con la runca il coperchio della base
posteriore e spinge delicatamente le api verso linterno.
La gestualità della sequenza del suo lavoro, riconsegna
la fisionomia del mielaio, legato alle sue api e alle
sue tradizioni di lavoro che alla natura e alle risorse
ambientali continua a chiedere la sopravvivenza del
suo mestiere.
Testo di GRAZIA
DORMIENTE
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