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La masseria

A' MASSARIA 

Un itinerario che faccia conoscere ed assaporare le tradizioni della provincia iblea non può cominciare che da quello che è stato da secoli ed è tuttora, il fulcro dell'economia locale "La masseria".

La masseria è la tipica fattoria ragusana, a conduzione familiare, di cui il territorio ragusano è ricco; è il luogo in cui le tradizioni locali si tramandano di generazione in generazione ed è da sempre stata luogo di produzione ma soprattutto il focolare domestico. La famiglia seduta intorno ad un braciere, la caratteristica conca , si riuniva e i nonni raccontavano le favole, "i cunta" , ai nipotini. Nelle tavole erano presenti cibi poveri ma genuini "I causunieddi" cioè i cavati, la pasta fatta in casa condita con sugo di maiale, ed i ravioli di ricotta con zucchero e cannella, o i buonissimi "manichi ri fauci" ovvero manici di falce dalla forma particolare che aveva la pasta, cotta con legumi e condita con olio e sale. E non poteva mancare "u' maccu" una zuppa di fave tipicamente ragusana.

La vita era semplice ma molto faticosa. Gli uomini trascorrevano le giornate nei campi, mentre le donne svolgevano i lavori casalinghi e spesso aiutavano il capofamiglia nei lavori di conduzione della fattoria, curavano il pollaio "u iaddinaru", mungevano gli animali, tessevano, facevano il pane, e accudivano i bambini.

Il forno è sempre presente in ogni masseria ragusana anche oggi, e se avete la fortuna di imbattervi in una di queste masserie non perdete l'occasione di assaggiare le focacce , sfoglie di pasta variamente condite, con pomodoro e provola, ricotta cipolla e prezzemolo, melanzane, broccoli e perché no le sfoglie, il pasticcio di pasta ripieno di ricotta e salsiccia; già che ci siete assaggiate pure i gustosissimi formaggi come il caciocavallo, la provola o la ricotta.

A Pasqua si possono gustare le focacce ripiene di carne di agnello, capretto o tacchino con pepe e prezzemolo "a' mpanata" e per dolce la cassata un pastiere ripieno di ricotta e cotto al forno.

La vita all'aperto in una masseria si svolgeva nel cortile antistante, "u bagghiu", racchiuso dai vari caseggiati e da muri a secco. Quest'area pavimentata rusticamente con l’"ancuticciatu" era lo spazio di gioco per i bambini, il passaggio per gli animali che accedevano alle stalle e il luogo d'incontro. Tra le mura domestiche, la vita si svolgeva quasi tutta in uno stanzone, "a casa ri mannira", dove si facevano ricotta e formaggio, si cucinava in un fornello a pietra "a' tannura", e si faceva il pane.

La preparazione della ricotta era quasi un rito che si svolgeva due volte al giorno dopo la mungitura, al mattino presto e nel tardo pomeriggio. In un pentolone di rame stagnato "a caurara" si versava il liquido residuo della preparazione del formaggio "a' llacciata". Portato ad una certa temperatura con fuoco da legna e con aggiunta di latte si otteneva una ulteriore cagliata denominata ricotta. Il siero residuo si dava in genere ai suini. La ricotta fresca, messa in appositi contenitori di forma oblunga fatti di canne intagliate "a cavagna" veniva poi affidata al ricottaio "u ricuttaru" per la vendita.

A Natale poi si assisteva alla tradizionale macellazione del maiale e alla preparazione della salsiccia, rigorosamente fatta in casa. Le costate di maiale e la salsiccia arrosto, la gelatina di maiale o le costate ripiene erano le specialità più in uso nel periodo. Parte della salsiccia appesa ad un supporto nella "casa ri mannira" veniva fatta asciugare ed insaporire col fumo proveniente dalla preparazione della ricotta.

Non possiamo dimenticare i dolci tipici di questo periodo come "a' mpagnuccata" palline di pasta bagnate nel miele e servite su foglie di limone, o i mucatoli di noce e miele e la cobaita "ghiugghiulena" fatta con miele e mandorle.




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